Stamattina mi sono messo in marcia presto e alle prime luci del giorno mi sono diretto da solo verso il Louvre.
Premetto che sono un atroce marito perché ho lasciato andare Maiko da sola a fare i prelievi del sangue all’Ospedale americano. Ma tant’è, lei mi ama e mi ha perdonato.
Arrivato di buon ora ho avuto il piacere di avere per lungo tempo intere sale tutte per me (i turisti si accalcavano in centinaia davanti alla Gioconda e non vedevano altro).

Mentre mi aggiravo nel silenzio interrotto solo dal macabro scricchiolio del vecchio parquet sotto i miei piedi, mi sono trovato davanti tre vecchi amici.

Maestosi nella loro freddezza, mi hanno ipnotizzato per un buon quarto d’ora.
Platone in particolare, vecchio nemico della democrazia, mi ha guardato e mi ha detto:
«Quali sono per te i veri filosofi? Quelli…. che amano contemplare la verità»
– Platone (La Republica, 475e)
Ma non era del tutto sincero, direi, visto che l’ho più volte sentito sostenere che uno dei privilegi del sovrano (il suo amato Filosofo-Re) è quello di poter ricorrere a menzogne e inganni.
«Se c’è qualcuno che ha diritto di dire il falso, questi sono i governanti, per ingannare nemici o concittadini nell’interesse dello stato.»
– Platone (La Repubblica, 389b)
Forse amare la verità, contemplarla e dirla sono cose fondamentalmente diverse…
Gli altri due busti hanno taciuto e io mi sono lentamente allontanato. Con la dialettica non avrei mai vinto davanti a tali avversari.
Visto che i turisti sembravano ancora imperterriti in coda a sparapacchiare flash davanti alla povera Monna Lisa, io ho deciso di andare a fondo alla questione.
Camminando ho trovato questo splendido vaso.

Nessuno più di Edipo, che aveva chiesto ad Apollo “mio padre, mia madre, chi sono?” e a cui – invece di una risposta chiara – era stato solo vaticinato che avrebbe ucciso il primo e sposato la seconda, nessuno più di lui poteva avere una opinione sensata sull’importanza della verità.
«Non sempre gli uomini sanno quali siano le domande giuste da porre: e quando la verità viene comunicata, l’uomo ha la mente fasciata dai suoi naturali limiti, e una piena comprensione è esclusa. Apollo è il custode della verità: perciò il suo impegno instancabile è di concretarla e rivelarla. Ciò non significa che rechi, lui in persona, il peso della responsabilità per gli eventi cruciali di Edipo.»
– La Letteratura Greca (Cambridge University. Mondadori, Edizioni I Meridiani. Vol 1)
E allora? Se la verità o ci viene celata con le menzogne o anche quando ci viene svelata non abbiamo modo di comprenderla realmente, come uscirne?

«Il cosmo può essere crudele: non nudamente insensato. Su questo sfondo Sofocle plasma drammi che scandagliano l’immeritato soffrire, senza da una parte recriminare, e senza d’altra parte mendicare giustificazioni, ma con sensi di pietà e rispetto. Quando Sofocle sceglie Edipo a paragone dell’umana cecità – e intelligenza – ne fa uno strumento di consolatio, non l’appiglio per arrovellarsi sul perché tanto orrore possa abbattersi su un uomo. Gli orrori stanno nell’ordine delle cose – è il messaggio delle tragedie – ma la nostra potenza di comprensione è troppo fragile, non sa spiegarne i motivi; tutto quanto è in nostro potere è il tentativo di accettare, mediando le oscure fatalità connesse all’umano esistere.»
– Ibidem
Imparata la lezione, ho preso di corsa l’uscita e ho trovato la mia solita consolatio in un meraviglioso piatto di caldi ramen con Mai. Non avete idea di quante meravigliosi ristorantini giapponesi ci siano qui a Parigi. Sono sicuro che anche Sofocle, Platone, Edipo, Aristotele e Socrate avrebbe apprezzato.

Buon modo di passare qualche ora di ferie (avendo una moglie comprensiva a fianco). Il Louvre mantiene sempre le promesse di ottimi incontri. Buon anno Chotto, a te e a Mai e al piccolo che sta arrivando.
Grazie è auguri di buon anno anche a te!