Io sono uno che per indole ha sempre cercato la quiete e la tranquillità.
Sfido le persone intorno a me a citare un caso in cui io mi sia mia seriamente arrabbiato per qualcosa.
Non è mica un pregio o una forma di saggezza, lo so, è solo un modo di essere.
Farò ridere, ma io camperei di pancake e sciroppo d’acero, accettando con stoico cinismo il male del mondo senza mai prendermela troppo.

Ci sono però delle fasi della vita, e questa ne è definitivamente una, in cui vengo coinvolto ogni giorno in velenose diatribe, lotte di potere, estenuanti confronti che spesso degenerano in violenza verbale.
«Conflitto è padre di tutte le cose, di tutte è il re» scriveva Eraclito (e in greco suona ancora meglio).
«Πολεμος παντον μεν πατερ εστι, παντον δε Βασιλευς»
Visto le giornate che sto passando tendo a dargli fortemente ragione. E se scontro deve essere, allora che scontro sia!
Nietzsche scrisse che la guerra e il coraggio hanno compiuto nel mondo più grandi cose che l’amore del prossimo. Allora questa domenica pomeriggio, dopo un ottimo brunch, ascolto l’Eroica di Beethoven e mi preparo a ricominciare.


Nietzsche però dice anche che i più grandi eventi non appartengono alle nostre ore più clamorose ma a quelle più tranquille.
Quindi? Cosa faccio?
Vado avanti a testa bassa, alzo la voce anche io? O riprendo la mia solita aria di serafica serenità distaccata che di solito mi caratterizza? Forse la risposta l’ho trovata in questo kōan:
Lo studente Doko andò da un maestro Zen e disse: “sto cercando la verità. In quale stato mentale debbo esercitarmi per trovarla?”
Disse il maestro: “Non esiste la mente, per cui non puoi metterla in alcuno stato. Non esiste la verità, per cui non puoi esercitarti per essa.”
– Zen Buddhism (Mount Vernon, N.Y.: Peter Pauper Press, 1959, p. 22)

Per cercare di chiarirmi le idee mi sono messo a rileggere lo splendido “Gödel, Escher, Bach” di Hofstadter in cui, tra l’altro, si parla della lotta del Zen contro il dualismo.
Il dualismo è la divisione concettuale del mondo in categorie. Al centro del dualismo ci sono le parole, perché l’uso delle parole è intrinsecamente dualistico, dal momento che ogni parola rappresenta ovviamente, una categoria concettuale. E per questo motivo un momento particolarmente importante dello Zen è la lotta contro la fiducia nelle parole.
«Lo Zen è l’olismo spinto al suo estremo logico. Se l’olismo dice che le cose possono essere capite solo come un tutto, non come somma di parti, lo Zen va oltre, affermando che il mondo non può assolutamente essere spezzettato in parti. Dividere il mondo in parti significa illudersi, e mancare l’illuminazione.»
«Un monaco curioso pose a un maestro la domanda: “Che cosa è la Via?”
“È proprio davanti ai tuoi occhi” disse il maestro.
“Perché non la vedo da solo?”
“Perché stai pensando a te stesso”.
“E tu la vedi?”
“Finché vedi doppio, dicendo ‘Io no’ e ‘Tu sì’ e così via, i tuoi occhi sono annebbiati” disse il maestro.
“Quando non c’è né ‘Io’ né ‘Tu’ la si può vedere?”.
“Quando non c’è né ‘Io’ né ‘Tu’, chi la vuol vedere?”
Questa ultima interpretazione è quella che mi piace di più ed è quella che seguirò.
Tutte le contese in cui mi trovo immerso fanno in fondo parte del gioco. Nessuno ha mai veramente del tutto ragione o torto, ed in quanto gioco è difficile e sbagliato prenderlo sul serio.
Ma la smetto qui perché ormai a tutti sarà parso evidente il paradosso di cercare di spiegare a parole i limiti della logica della quotidianità in cui siamo immersi e che non potremmo mai completamente comprendere in quanto, per quanto ci sforziamo, non potremo mai vederla con occhio distaccato e neutrale.
Taccio quindi e mi godo il resto del weekend, studiando francese e aspettando che arrivi il postino con il campionario di whisky e cognac che ho ordinato ieri.
Dove non arriva la logica arriverà un buon Laphroaig invecchiato 18 anni? Chissà….


Se solo fossi capace me ne starei serafica e impassibile a farmi scorrere tutto… ma ho un’indole estremamente latina quindi ‘gnaafò … anche perchè, detto tra noi, questo mondo lavorativo/economico è totalmente insensato
Concordo con te sull’insensatezza.
E mi sembra che vada aumentando ogni giorno di più.
Forse per quello l’unica risposta adatta mi sembra il paradosso zen (o un buon whisky).
Entrmbe contemporaneamente mi sembra la soluzione migliore 😉
Bello leggere questo post per preparmi alla settimana che viene. Mi piace in particolare l’idea olistica per cui non si può fare il mondo a pezzi ma si deve mangiare insieme in un boccone. A volte in momenti felici e anche a caso mi sembra di avere intuito grandi verità ma quando cercò di analizzarle e dirle mi ritrovo con la bocca aperta e non viene fuori niente.e che bellissimo brunch!
Scusa caro Chotto la prosaicità dei miei commenti, ma mi chiedevo se sono tutte le energie che bruci per sopportare le diatribe e i giochi di potere a consentirti di ingurgitare questi brunch luculliani senza espanderti come una mongolfiera 😀
Silvia, penso tu abbia ragione (e non ho neanche avuto il coraggio di pubblicare la foto del tiramisu’ al lampone e te’ verde con cui il brunch e’ terminato…)
Ciao Chotto!
Se passi da me c’è un premio per te 🙂
Grazie! Adoro i premi…