Oggi passeggiando in piacevole silenzio tra le celebri tombe di Montmartre (vedi post precedente) ho sentito un debito di riconoscenza.
Tanti artisti e scrittori che hanno passato la vita a trovare il significato in questo intricato garbuglio che sono le nostre esistenze.
Lo so che ancora poco mi è chiaro, ma senza di voi so che sarebbe ancora più difficile.
Alziamo quindi ai calici a Voi,
alla dura lotta del cercare di rimanere eternamente giovani,
eternamente pronti al cambiamento,
mai sicuri di nulla, perché le certezze sono grandi nemiche della verità,
eroi in caccia di mostri, navigatori innamorati dell’orizzonte.
«In quel momento Ulrich non chiedeva di meglio che di essere un uomo senza qualità. Ma in genere per nessuno la cosa è molto diversa. Negli anni della maturità pochi uomini sanno, in fondo, come sono giunti a se stessi, ai propri piaceri, alla propria concezione del mondo, alla propria moglie, al proprio carattere e mestiere e loro conseguenze, ma sentono di non poter più cambiare di molto. Si potrebbe sostenere persino che sono stati ingannati; infatti è impossibile scoprire una ragione sufficiente per cui tutto sia andato proprio così come sia andato; avrebbe anche potuto andare diversamente; essi hanno influito pochissimo sugli avvenimenti, che per lo più sono dipesi da circostanze svariate, dall’umore, dalla vita, dalla morte di tutt’altri individui; e solo in quel dato momento si sono abbattuti tutti su di loro. Quand’erano giovani la vita si stendeva loro dinanzi come un mattino senza fine, colmo di possibilità e di nulla, e già al meriggio ecco giungere all’improvviso qualcosa che pretende di essere ormai la loro vita; e tutto ciò è così sorprendente come vedersi davanti tutt’a un tratto una persona con quale siamo stati vent’anni in corrispondenza, senza conoscerla, e ce la siamo immaginata completamente diversa.»
(R. Musil – L’uomo senza qualità, Capitolo XXXIV)
