Settimana caratterizzata da una perdita d’acqua.
Una vecchia guarnizione in cucina che causava un fastidioso sgocciolare giorno e notte.
Evento insignificante nell’orizzonte più ampio dell’universo, se non fosse che è stata la prima volta in cui ho dovuto discutere in maniera accalorata con la concierge e poi telefonare all’idraulico per prendere un appuntamento.
Il tutto IN FRANCESE.
Da non crederci.
Sono partito con un “Bonjour, on a un problem avec les conducteurs d’eau dans la cuisine… Vous connaissez le number de un plombier?!!” e dopo un giorno il problema era risolto.
Un abbraccio di congratulazioni direi che me lo merito.

Per il resto ringrazio ancora tutti per i messaggi gentilissimi che lasciate sul sito.
Sempre graditissimi e sempre d’aiuto.
Ormai mancano pochi giorni all’arrivo dell’estate e tra cappotti, temporali e venti gelidi il sole inizia a farsi coraggio e a fare qualche breve apparizione.
Io mi diverto a continuare a filosofeggiare e oggi riporto due righe del Tao Tê Ching.
“Abolisci lo studio e sarai senza preoccupazioni”
(Il libro della via e della virtù. Capitolo XX)
Forse la risposta è già di fronte a noi e più cerchiamo le soluzioni e più ce ne allontaniamo.
Madre natura ne sa più di noi e forse anche le carote sono più sagge di noi.

“Nothing you can know that isn’t known
Nothing you can see that isn’t shown
Nowhere you can be that isn’t where you’re meant to be
It’s easy”
Quindi il mio programma per la giornata è una bella insalata e poi di corsa a sdraiarsi nel prato davanti a casa a godersi un po’ di sole.
Senza farsi tanti domande.

Prima di andare un paio di note culinarie.
Ho scoperto che i francesi chiamano “lègume” tutte le verdure. Bah.
Mi ci abituerò.
Secondo, ho scoperto l’ennesimo, meraviglioso, dannosissimo per la salute formaggio di capra.
Allego la foto e mi lecco le dita.

“Nothing you can make that can’t be made
No one you can save that can’t be saved
Nothing you can do but you can learn how to be you in time
It’s easy”
Buona settimana a tutti, e incrociamo le dita per la Grecia.
Sì, incrociamo.
Quanto alle tue foto, ecco, le carote sono tanto belline e romantiche, così abbracciate, però quel formaggio… ah, mi sembra di sentirne il “profumo”!
Ciao Silvia, temevo di non vederti più passaggio e sentirti qui mi fa un grandissimo piacere.
Per la cronaca il formaggio si chiama “Valençay”. Veramente meraviglioso
http://fr.wikipedia.org/wiki/Valençay_(fromage)
P.S. Ieri ho sfogliato in libreria l’ultimo di Franzen (la raccolta di saggi). So benissimo che finirò per comprarlo…
Quel formaggio dice mangiami mangiami!
Anche qua le verdure sono legumes.
Ciao Elle, ho controllato e sul dizionario etimologico dice che legume viene dal latino “légere: raccogliere e -men: suffisso participiale passivo”.
Il senso dovrebbe essere “ciò che è raccolto per fare da cibo agli uomini”
Ci penso e temo che forse abbiano ragione portoghesi e francesi…. Mica si raccolgono solo ceci e fagioli?
‘Sto chotto mi sta diventano bello borghesuccio! Consiglio un giro nella banlieux e un tentativo di stupro (ovviamente a te) per tornare su temi più pregnanti per la nostra ricerca… Scusa la botta d’acido ma il chotto nn può arretrare. Esiste solo una direzione: l’avanti!
Chotto non arretra, chotto è andato avanti e per questo si gode la vita e Parigi. Adesso e a te che tocca fare il passo…
Mah… Nn mi convinci molto. Tutto qui? Formaggi e fiori… Nn so, nn mi sembri tu. Sarà l’aria di Francia…
Chotto, sono diventata una drogata di formaggio di capra da quando sono qui.
Comunque ho avuto anch’io una discussione accesa in portoghese (!): era una questione di principio ed è venuto fuori tutto il portoghese che era in me, con il Capitano che assisteva tra l’estasiato e il divertito.
Che belle le carote!
Qualcuno di voi mi sa dire se Sbirulino ha cambiato orario?….me lo ricordavo su canale 5 alle 20, forse mi sbagliavo…
Caro Elkjaer, sei troppo criptico. Io ti conosco bene e capisco, ma per gli altri non e’ facile.
Per mariantonietta, io per parlare con l’idraulico ho dovuto prima pero’ cercare un po’ di parole sul dizionario. Sono ad un livello ancora vergognosamente basso.
Mio padre quando andava in Francia per lavoro se la cavava parlando in piemontese, un mio caro amico trasferito in Spagna i primi tempi comunicava in veneto (giuro!). Io quando sono in giro per il mondo tento di far valere qualcosa gli anni passati a studiare le lingue ma finisce sempre che cerco di farmi capire a gesti…(e se si tratta di parlare al telefono non è proprio una soluzione intelligente…)
Devo dire che anche io ho notato una certa somiglianza con il piemontese. Ci proverò…
Per il resto al mercato indico spesso e volentieri. D’altra parte al mercato imparo anche molto. Domenica ad esempio ho scoperto che le cozze si comprano a litri anziché a chili.
Valli a capire.
Caro Chotto, ho dei problemi di tempo, ma soprattutto di adattamento alla realtà di emigrante (sempre più) riluttante, però ho visto che i miei blog preferiti non riesco proprio ad abbandonarli!