津波

Siamo in contatto continuo con la famiglia di Mai e vi confermo nuovamente che stanno bene.
Sacchan e Kumi stanno già tornando a lavorare a Tokyo e Akira sembra più preoccupato del suo cane che altro.
Chi l’ha conosciuto al matrimonio avrà intuito il suo carattere e non si stupirà.

Mai continua a tenere internet accesso e a leggere messaggi e giornali giapponesi, io continuo a rispondere a telefonate e messaggi di tutti voi che gentilmente ci state vicini.

Come commento alla situazione scelgo di citare questo estratto da un bell’articolo del Corriere della Sera, scritto da un docente della Waseda University di Tokyo.

“Non deve stupire, perciò, la calma mostrata in Giappone di fronte al disastro. Il controllo delle emozioni è un tipo di esercizio psicofisico a cui i giapponesi vengono abituati sin da piccoli. Mostrare in pubblico eccessi di tristezza, ma anche di gioia, viene considerato come un segno di debolezza imbarazzante. Chiunque abbia visto un incontro di sumo, ad esempio, sa bene che né al lottatore vincitore né a quello perdente, viene concesso un sorriso o un’espressione di tristezza. Ma anche capolavori della letteratura come La pioggia nera, di Masuji Ibuse, rendono l’idea: resoconto del disastro atomico di Hiroshima, il romanzo narra con distacco diaristico la Catastrofe umana per eccellenza: ai nostri occhi, un esercizio impossibile. Dunque, per quanto agli occhi di un occidentale la reazione di queste ore del popolo giapponese possa sembrare fredda, quasi disumana, quando milioni e milioni di persone sono costrette ad abitare in un contesto relativamente angusto in cui la natura spesso sprigiona tutta la sua forza distruttrice, il controllo delle proprie emozioni, unito a una certa capacità di astrazione, è davvero l’unica maniera per riuscire a sopravvivere. Il grande senso di appartenenza alla collettività è un altro degli elementi fondamentali da tenere in considerazione. In un Paese in cui l’identità nazionale si forma soprattutto attraverso il gruppo, piuttosto che il singolo, anche in situazioni di emergenza estrema è importante non uscire dai propri spazi, rispettare le regole. Soltanto così è possibile mantenere l’ordine sociale e conservare la propria identità. In questo, i samurai sono stati maestri: e il loro spirito sopravvive nel Dna del popolo del Sol Levante. Nelle prossime settimane di sicuro i giapponesi continueranno a fare quello che gli è stato insegnato, a cercare di controllare il proprio dolore, ad aiutarsi a vicenda rispettando le regole. Se così non fosse, il Paese cadrebbe nel caos più totale e la gente si sentirebbe ancora più disorientata, vittima di questo ennesimo assalto di un Godzilla risalito dalle viscere della terra. Questa nuova catastrofe metterà a dura prova tutti i manuali, le esercitazioni e le simulazioni fatte finora, ma di sicuro alla fine i giapponesi ne usciranno a testa alta, ulteriormente rafforzati, come del resto hanno sempre fatto in passato.”

Infine, per concludere spezzando un po’ la tensione, pubblico anche qualche foto di argomento più leggero.
Come sapete Peppe e Giacheme sono appena tornati da tre giorni a Kiev. Queste sono le allegre foto che hanno mandato.

Peppe in Ucraina
Giacheme e il pre-partita

E come ultima foto (in tema con l’articolo di cui sopra) il pranzo di oggi, a cui Mai si è dedicata, nonostante tutto, con la solita passione di sempre!

Mozzarella in carrozza

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