12 eterne ore di volo, con la musica ininterrottamente nelle orecchie come unico modo per passare il tempo.
Fuori intanto il buio, le stelle e qualche malinconica luce giù in basso disseminata tra le distese di ghiaccio della steppa russa (che a me fa pensare sempre ai romanzi di Tolstoj).
Poi, mentre suonava simbolicamente “Us and Them” dei Pink Floyd, è finalmente spuntata l’alba all’altezza di Pechino…

L’aereo era quasi deserto e l’arrivo in terra nipponica è andato bene, anche se il cielo sembra quello di Milano.

Adesso mi godo una doccia calda in albergo mentre fuori diluvia e Mai è a colloquio con la famiglia…
Non so molto altro, ma solo che tra un 2-3 ore però mi aspetta una cena a base di caldi piatti di ramen (anche se non so con chi).
A dir la veritò non so bene neanche se adesso è ancora ieri o è già oggi, ma poco importa. L’importante è andare avanti.
Prometto che vi terrò aggiornati.